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La casa di carta è il titolo di una acclamata serie televisiva spagnola disponibile sulla piattaforma Netflix, la serie è stata molto acclamata dal pubblico, per tutte la informazioni su cast, produzione ed eventuali approfondimenti vi rimando alla pagina dedicata su wikipedia
In queste poche righe mi limiterò a dire la mia su questa serie. non mi curerò di eventuali spiler totali o parziali, quindi se non volete sorprese, nel senso letterale del termine, non proseguite nella lettura. L’idea di base scontata ma valida della mega rapina alla zecca di stato di Madrid funziona, e ci sta, i rapinatori, un gruppo di criminali, specialisti nei diversi campi di operatività criminale questo lo si evince man mano, all’inizio non ci troveremo di fronte alla scontata presentazione dei personaggi, la seria inizia infatti “immediatamente” con il colpo già in atto. Nessuna sorpresa sullo svolgimento della rapina e del sequestro degli ostaggi, con questi ultimi, l’interazione si rivelerà presto molto interessante, sequestratori ed ostaggi intreccieranno le loro esistenze le loro sensazioni, e questo è uno dei punti di forza della serie. La convivenza serrata tra sequestratori “gentili” ed ostaggi avvicinerà gli individui, sino a cancellare e riscrivere completamente la natura degli soggetti in gioco. Il rittmo vuole essere serrato, e proporre continui capovolgimenti e colpi di scena, lo fa, ma non ci riesce, non riesce nel tentativo in quanto è sempre uguale, cadenzato, dopo alcune puntate si riesce a comprendere lo schema di cambiamento, ricorsivo a tal punto da farci comprendere con largo anticipo i cambi di rotta.
I personaggi nel fallimentare tentativo di renderli definiti e concreti, nonostante le prove attoriali degne di nota, non di tutti ma di molti, risulteranno alla lunga opachi e ripetitivi nelle loro esternazioni emotive. Il buon vecchio padre, che trascina il figlio problematico in un’impresa, e che rivelerà verità a quest’ultimo, la coppia giovane innamorata e sconvolta da una passione travolgente, il freddo e organizzato professionista della rapina, etc… etc… Gli antagonisti sono le forze dell’ordine, abbiamo quindi la fragile e dura protagonista, una madre separata, caotica ed organizzata nello stesso tempo, emotiva e calcolatrice a seconda delle esigenze di storyboard. E’ divertentissimo il tentativo di mostrare una donna forte che però viene maltrattata dal marito, e che quindi per queste andrà a finire con un provvedimento restrittivo nei confronti di quest’ultima. Cosi fragile, ma capace di menare fortissimo alla bisogna, insomma la protagonista antagonista del super cattivo (buono), non funziona dal primo minuto, come non funziona il tentativo di emancipazione, ogni battuta è rivolta all’abbigliamento della poliziotta, alla sua biancheria intima, e a quello che avviene tra le sue gambe, orgasmi, rapporti e via dicendo…
Freddo e calcolatore il regista del piano che opera al di fuori dell’impresa, fornendo una sorta di supporto logistico, sarà spesso assente per tappare i buchi del suo piano, e mettere rimedio all’avanzare delle indagini di polizia, se non poi essere tradito da un dettaglio talmente evidente e sciocco da suscitare un “rage quit”, anche dello spettatore meno esigente.
Non pensiate però che non mi sia piaciuto nulla, anzi al contrario, la serie è piena di protagoniste femminili di indubbio fascino e bellezza… E poi… Poi basta ho trovato divertente solo quello…
In definitiva, a mio avviso “la Casa di Carta” è proprio una casa di carta, fragile e per lo più vuota di contenuti, i dialoghi imitano malamente un Tarantino citato a sproposito e sul finire della seconda parte non ho più retto, accartocciata e buttana in un “continua a vedere…” che non si concretizzerà.